Il Biofeedback è stato applicato in integrazione con:
la psicoterapia nei disturbi d’ansia e della depressione;
nei disturbi dell’apparato muscolare e in integrazione con la fisioterapia (cefalea muscolo-tensiva, tic, spasmi, dolori muscolari, rieducazione e riabilitazione dei neurolesi);
nei disturbi dell‘apparato cardio-vascolare (emicrania, ipertensione essenziale, aritmia cardiaca, disturbi vascolari periferici: sindrome di Raynaud);
nei disturbi dell’apparato respiratorio (asma bronchiale, rinite);
nei disturbi della pelle (iperidrosi);
nei disturbi dell‘apparato intestinale (colite, ulcera peptica, incontinenza fecale);
nei disturbi dell’apparato genito-urinario (impotenza, dismenorrea, dispareunia e vaginismo, enuresi);
in integrazione col trattamento di disturbi particolari (balbuzie, insonnia, sindrome della giuntura temporo-mandibolare, bruxismo, alcolismo).
Nello sport la “Psicologia dello Sport” si è interessata al BF sin dai primi anni ’80
applicandolo:
1. Per indurre delle modificazioni nello stato di attivazione (arousal) degli atleti;
2. Per individuare le condizioni psicofisiologiche associate al miglioramento della prestazione sportiva.
Nonostante il crescente interesse da parte dei ricercatori e la grande diffusione negli altri Paesi il Biofeedback, in Italia è ancora poco conosciuto e non applicato in modo ampio. Contrariamente ad altri Paesi, ad oggi l’utilizzo del Biofeedback non è ancora considerato parte integrante dell’ordinaria preparazione sportiva, sia mentale che fisica. Molti atleti e allenatori non ne conoscono ancora l’importanza e le potenzialità nei processi di allenamento.
Nonostante ciò, soprattutto nella psicologia che viene applicata allo sport, è provato che il Biofeedback sia una delle tecniche più efficace ed efficiente per il miglioramento della performance atletica.
L’utilizzo del Biofeedback consente la realizzazione dei seguenti obiettivi:
1. Autoregolazione dell’attivazione (arousal)
2. Riduzione dell’ansia da prestazione, del dolore e della
fatica
3. Incremento della forza muscolare
4. Regolazione del ritmo cardiaco
5. Gestione dello stress
6. Ottimizzazione della prestazione
In maniera specifica viene utilizzato un Biofeedback computerizzato oppure un videoregistratore per simulare le emozioni delle situazioni di gara e vengono abbinate a tecniche di rilassamento e/o attivazione.
L’approccio a tre stadi prevede:
I. PRIMO STADIO: baseline
II. SECONDO STADIO: l’atleta viene istruito sul BF, apprende la respirazione e come controllare in modo consapevole le sue risposte psicofisiologiche.
III. TERZO STADIO: l’atleta apprende a modificare volontariamente i propri livelli di attivazione e a mantenere questo stato per quanto lo desidera.
Un aspetto essenziale nell’autoregolazione dell’attivazione rivolta all’ottimizzazione della prestazione è il significativo uso della tecnica cognitiva immaginativa della prestazione stessa e delle sensazioni soggettive correlate. Il monitoraggio e la pratica del BF durante una simulazione immaginata della prestazione rende maggiormente efficace l’apprendimento e la stabilità dell’autoregolazione nella realtà e dunque del successo della prova.
Infatti, nel secondo stadio quando l’atleta monitorizza i suoi segnali e apprende come regolarli mediante il feedback acustico o visivo, viene istruito ad immaginare prima il momento della preparazione alla gara e dopo aver appreso una buona capacità di controllo, di rilassamento e concentrazione, si passa a simulare in covert la prestazione vera e propria e dunque, a regolare le risposte fisiologiche che possono condurlo ad un buon autocontrollo emotivo e a potenziare le sue energie mentali e fisiche rivolte all’ottimizzazione della prestazione.
Nel terzo stadio, invece l’atleta viene istruito alla ripetizione costante degli esercizi BF a casa per migliorare l’autoregolazione, ma soprattutto per consentirgli di mettere in pratica quanto appreso in una sessione di allenamento reale o in una simulazione di gara in overt.
Biofeedback e riabilitazione dopo un infortunio
L’impiego del Biofeedback anche in ambito riabilitativo dell’atleta dopo aver subito un infortunio consente una riacquisizione del controllo della sua muscolatura e a ponderare la qualità della sua forza muscolare e monitorare consapevolmente il recupero.
Un aspetto non trascurabile è l’azione diretta che il Biofeedback può avere sui fattori psicologici che possono interferire durante il recupero, ossia sulla paura del rischio di un novo infortunio durante la gara, ma anche la prevenzione attiva sull’ansia da prestazione dopo aver subito un infortunio. Dunque, offrire la possibilità all’atleta di apprende a gestire il rilassamento o la contrazione muscolare in fase riabilitativa e i suoi stati emotivi, equivale ad ottimizzare un recupero che tenga conto della forma fisica così come della salute psicologica.
Cosa propone il centro?
In F-Medical Group Frosinone viene praticata la terapia di biofeedback assieme alla psicoterapia cognitivo-comportamentale per aumentare l’efficacia del trattamento in ambito clinico;
il Biofeedback viene usato come supporto per la preparazione dell’atleta;
come strumentazione riabilitativa in fase di recupero da infortunio;
come supporto alla fisioterapia nei casi di dolori muscolari cronici non altrimenti specificati.
Un training di Biofeedback compreso di baseline consta di 18-20 sedute una volta o due a settimana a seconda del caso e del contesto di applicazione
Dott.ssa Laura Carlini
Psicologa/Psicoterapeuta cognitivo-comportamentale
con Formazione in Biofeedback