V dito sovraddotto e V dito varo: scopriamoli insieme
Cos’è il V dito varo?
Il varismo del V dito o deformità del sarto può essere considerato come l’esatto contrario di un alluce valgo. A causa dell’attrito e/o dell’eccessiva pressione, in corrispondenza della quinta articolazione metatarso-falangea , si può manifestare infiammazione o callosità.
Questa deviazione era tipica dei sarti a gambe incrociate che, a quel tempo, creavano una continua sovrappressione sulla parte esterna dell’avampiede.
Se un trattamento conservativo, basato su calzature adeguate e cure podologiche non è sufficiente, può essere proposto un intervento chirurgico.
Quali tipologie di varismo esistono?
Esistono diverse tipologie di varismo del V dito, vediamole insieme:
- Tipo 1: nel 33% dei casi; la testa del quinto metatarso è leggermente troppo voluminosa e quindi va ridotta.
- Tipo 2: nel 23% dei casi; l’estremità del quinto metatarso presenta una curvatura aumentata verso l’esterno, che può essere messa in asse mediante un’osteotomia distale.
- Tipo 3: nel 44% dei casi; vediamo che l’angolo tra il quarto e il quinto metatarso è aumentato. Un’osteotomia prossimale o un’osteotomia a livello della deformità mira a ridurre l’angolo a un valore normale.
Come si fa la diagnosi del V dito varo?
Il V dito varo o deformità del sarto è una deformità che prende il nome dall’abitudine del sarto di sedere a gambe incrociate per la maggior parte dell’attività lavorativa, nonostante la diagnois sia prettamente clinica, l’ausilio di una RX aiuta lo specialista nella classificazione delle deformità.
La presenza di una prominenza in prossimità della V testa metatarsale causa continuo sfregamento nella calzatura e quindi il paziente riferirà una sintomatologia algica (dolore) soprattutto nell’indossare la calzatura.
Il continuo sfregamento, potrebbe creare delle lesioni, con difficoltà nella guarigione e conseguente infezione.
Quale è il trattamento per il V dito varo?
Il trattamento del V dito varo può essere di due nature:
- Podologico: si tratta di un trattamento puramente conservativo;si consiglia al paziente dopo un’attenta analisi delle calzature indossate, di modificare le abitudini prendendo in considerazione calzature più comode, con punta larga o aperte. Nel caso in cui il problema sia causato da uno sfregamento continuo, c’è la possibilità di realizzare ortesi in silicone di protezione, affinche l’infiammazione e la traumatizzazione dei tessuti cutanei non crei ulcerazioni.
- Chirurgico: viene preso in considerazione nel momento in cui qualsiasi trattamento conservativo non risulti efficace. La tecnica più utilizzata è una tecnica percutanea che si avvale dell’utilizzo di una piccola strumentazione motorizzata. Questo tipo di intervento consente al paziente di poter caricare sul piede subito dopo l’intervento, oltre ad essere un vantaggio a livello estetico, non saranno presenti vistosi cicatrici.
Cos’è il V dito sovraddotto?
Il V dito sovraddotto è una deformità, spesso già presente alla nascita, in cui si verifica una parziale dislocazione dell’articolazione metatarso-falangea del V dito.
Il V dito del piede risulta deviato prossimalmente e dorsalmente con un movimento rotatorio sulla base del quarto dito. Non sembra esserci alcuna prevalenza di sesso e si manifesta nel 3O% dei casi in entrambi i piedi, talvolta con tendenza familiare.
Quali sono i sintomi del V dito sovraddotto?
Oltre ai disturbi estetici, i pazienti presentano un sovraccarico al livello del V dito e raramente è necessaria una procedura chirurgica. Tuttavia, in alcuni casi, vediamo che il dolore si verifica negli adulti a causa dell’attrito tra il dito e la calzatura, con presenza o meno di una callosità.
V dito sovraddotto: quale trattamento è utile?
Il trattamento del v dito sovraddotto presso l’F-Medical group di Frosinone può essere di natura conservativa o chirurgica.
In caso di trattamento conservativo, ovvero di trattamento podologico, si fa riferimento alla rimozione dell’ipercheratosi che talvolta si forma dorsalmente al quinto dito. L’ipercheratosi è causata dalla compressione della calzatura, sicuramente inadatta al tipo di deformità del paziente. Il podologo ha il compito di educare il paziente al tipo di scarpa più adatta per il suo piede, nello specifico calzature a pianta larga e con una tomaia particolarmente elastica.
Unitamente alla rimozione di ipotetiche ipercheratosi, il trattamento conservativo può prevedere terapia con farmaci antinfiammatori, la realizzazione di tutori in silicone o plantari con la funzione di riallineare le estremità articolari e migliorare l’appoggio del piede. Per alcuni casi specifici può essere utile eseguire cicli di fisioterapia strumentale, come la Tecar terapia o la Laser terapia.
Nel caso in cui il dolore risulta essere persistente, anche dopo il cambio della calzatura, si può proporre un intervento in cui, in minima parte, si allunga il tendine estensore e si rimuove la capsula dorsale e mediale. Di volta in volta è necessario eseguire un innesto cutaneo, eseguire un’artroplastica interfalangea e/o tagliare il tendine estensore.
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