Caviglie e Piedi gonfi? Vediamo insieme perché e come comportarsi
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Cos’è l’articolazione della caviglia?
Tra le articolazioni dell’arto inferiore, la caviglia, rappresenta una componente di primaria importanza. L’articolazione della caviglia, infatti, svolge un ruolo fondamentale per quanto riguarda la motilità dell’individuo, sia che si tratti di uno sportivo, sia che si tratti di un soggetto comune. Punto di congiunzione tra la gamba e il piede, vale a dire tra le componenti delle ossa della tibia e del perone e il primo osso del tarso, l’astragalo. La caviglia consente al piede di compiere una vastità di movimenti come la flessione dorsale e plantare (avvicinamento e allontanamento dell’avampiede alla gamba) o la sua inversione ed eversione.
Questi movimenti sono fondamentali per la marcia sia su un terreno lineare che su un terreno accidentato. Questa articolazione è dotata di una struttura estremamente forte in quanto su di essa grava il carico dell’intero corpo intensificato dall’energia cinetica che viene prodotta durante la deambulazione, la corsa, il salto, o qualsiasi altro gesto che biomeccanicamente la interessi. La caviglia subisce quotidianamente sollecitazioni molto importanti. Spetta ad essa infatti il compito di limitare il range di movimento massimo delle sue componenti, evitando fratture e distorsioni. Tuttavia la caviglia, o nel gergo anatomico articolazione tibio-tarsica, è soggetta ad una serie di sollecitazioni talmente importanti, come detto precedentemente, che possano causare una serie di traumi, e quindi scatenare dolore. La versatilità dei traumi ha cause di natura differente, che vanno dal trauma diretto sportivo, al sovraccarico biomeccanico funzionale, o ad un problema legato all’ambito posturale, che interessa, di conseguenza, l’appoggio plantare.
Uno dei traumi più comuni che riguardano l’articolazone tibio-astragalica è la distorsione di caviglia, che può essere per inversione o eversione e può quindi interessare la componente laterale o mediale dei legamenti che stabilizzano la stabilizzano.
Tuttavia il dolore alla caviglia può essere causato da tendinopatie da sovraccarico funzionale, o successive ad una distorsione, o da una postura errata del piede. Altri traumi che interessano questa articolazione implicano, in modo più o meno invalidante, il meccanismo biomeccanico dell’appoggio plantare.
Il complesso caviglia-piede è sottoposto a stress molto elevati durante la stazione eretta e la deambulazione e, ancor più, mentre si svolgono attività lavorative pesanti o sport di movimento. Per questa ragione piede e caviglia sono interessati da una serie di patologie di ordine generale che li coinvolgono direttamente, come il diabete o malattie vascolari, o risentono di patologie legate ad altri elementi corpoteri, come la colonna vertebrale. Spesso, dunque, il dolore localizzato all’intero complesso caviglia- piede può indurre ad ipotizzare la presenza di patologie sistemiche o a distanza.
La caviglia e la sua anatomia
Il piede rappresenta la base di appoggio del corpo umano in stazione eretta ed è collegato all’arto inferiore grazie all’articolazione tibio-tarsica. Con il termine di caviglia, intendiamo, dal punto di vista anatomico, l’articolazione tibio-tarsica, che condiziona i movimenti della gamba in rapporto al piede. Tuttavia, essa comprende anche altre articolazioni vicine, formanti così un’unica entità: il complesso articolare del retropiede, che permette di orientare la pianta del piede ed appoggiarla correttamente al suolo.
La caviglia quindi, comprende funzionalmente:
• l’estremità inferiore della tibia;
• l’estremità inferiore del perone (o fibula);
• l’astragalo;
• il calcagno;
• il cuboide e lo scafoide.
Le articolazioni che interessano il retropiede sono:
1) l’articolazione tibio-tarsica;
2) l’articolazione sottoastragalica;
3) l’articolazione mediotarsica.
L’articolazione tibio-fibulare distale è un’articolazione di tipo sinartrosi. La tibia presenta un’incisura detta incisura fibulare sul suo margine mediale in cui si incastra la faccia tuberosa della fibula. Le due ossa sono unite oltre che dalla membrana interossea anche da alcuni legamenti quali:
-Legamento tibio-fibulare anteriore (origina dalla faccia anteriore dell’epifisi distale della fibula per inserirsi sull’epifisi distale della tibia sempre sulla faccia anteriore);
-Legamento interosseo (è una dipendenza della membrana interossea e fa da tetto all’articolazione);
-Legamento tibio fibulare posteriore (va dalla faccia posteriore della fibula e dalla faccia mediale del malleolo laterale alla faccia posteriore della tibia).
Questa articolazione non consente grandi movimenti, ma contribuisce a formare una faccetta articolare inferiore, detta mortaio, per l’articolazione con le ossa del tarso.
L’articolazione tibio-tarsica è detta anche talo-crurale in quanto viene a contatto con l’astragalo. La superficie articolare della tibia e della fibula ha una forma molto particolare, presenta infatti:
-il malleolo mediale,
-una prima concavità,
-una leggera prominenza,
-una seconda concavità,
-malleolo laterale.
Dalla parte dell’astragalo osserviamo una troclea che ha due faccette malleolari laterali per incastrarsi nel mortaio e presenta nella sua parte centrale una lieve incavatura per adattarsi alla struttura convessa della tibia.
Questa articolazione ha un profilo molto complesso e si può considerare come troclea, ma potrebbe anche essere considerata una condilo artrosi. I movimenti che essa permette sono di flesso estensione, ma a piede flesso è possibile una certa libertà di movimenti laterali. La capsula articolare che congiunge il mortaio tibio-peroneale alla troclea astragalica, riveste completamente le superfici articolari e anteriormente ricopre una piccola superficie articolare distale della tibia e del collo dell’astragalo. E’ più robusta lateralmente e medialmente, più sottile nella sua parte anteriore e posteriore. La stabilità di un’ articolazione importante come la tibio-tarsica dipende in gran parte dall’integrità dell’apparato legamentoso.
Nella tibio-tarsica vi sono due sostegni legamentosi principali:
• apparato legamentoso mediale
• apparato legamentoso laterale. I legamenti collaterali formano, da ciascun lato dell’articolazione, dei robusti ventagli fibrosi il cui apice è posto sul malleolo corrispondente e la parte periferica è fissata sulle due ossa posteriori del tarso.
L’apparato legamentoso mediale, si divide in due piani:
• piano superficiale: forma il legamento deltoideo. Origina in alto dal margine anteriore del malleolo tibiale, si apre a ventaglio e termina su una linea di inserzione che va dallo scafoide alla piccola apofisi calcaneare. A seconda dell’inserzione inferiore si possono distinguere diversi fasci:
– Legamento tibio-scafoideo
– Legamento tibio-calcaneare
• piano profondo:
-Legamento tibio-astragalico anteriore -Legamento tibio-astragalico posteriore
L’apparato legamentoso laterale è costituito a sua volta da tre fasci ben distinti che dal malleolo peroneale si dirigono verso il tarso.
-Legamento peroneo astragalico anteriore (P .A.A.)
– Legamento peroneo calcaneare (P .C.)
– Legamento peroneo astragalico posteriore (P.A.P.)
L’articolazione sottoastragalica è un’artrodia. I suoi mezzi di fissità sono rappresentati da:
– legamento astragalo calcaneare posteriore
– legamento interosseo astragalo calcaneare
– legamento astragalo calcaneare anteriore
I muscoli motori della caviglia sono molteplici, tra cui i tibiali (anteriore e posteriore), i peronieri, il soleo ed il gastrocnemio. Gli ultimi due citati formano insieme la grande massa muscolare del polpaccio, il tricipite della sura, collegata al forte tendine calcaneale (tendine d’Achille).
Le diverse tipologie di dolore alla caviglia
Il dolore alla caviglia si manifesta in modo diverso; esso può essere acuto, cronico, acuto cronicizzato o acuto recidivante. Può essere accompagnato da limitazione funzionale, da gonfiore ed infiammazione delle componenti strutturali dell’articolazione. Sul complesso articolare caviglia-piede gravano patologie di diversa natura. Il dolore acuto, escluse le lesioni traumatiche, è piuttosto raro. Più frequente è il dolore cronico e generalmente localizzato sull’avampiede, soprattutto nelle donne.
Nella caviglia dominano le distorsioni che si manifestano con dolore acuto, gonfiore ed ecchimosi a livello della faccia laterale (ise il trauma distorsivo è avvertito in inversione), mentre il dolore cronico è in molti casi dovuto a patologie degenerative osteocartilaginee come l’artrosi o le artriti oppure a patologie tendinee dei muscoli peronei o del tibiale posteriore, per citarne due esempi.
Il dolore al retropiede è spesso espressione di patologie delle parti molli, come la fascite plantare o una disfunzione del muscolo tibiale posteriore.
Le probabili cause
Riassumendo, quindi, tra le maggiori cause di dolore alla caviglia, sia nei soggetti comuni che negli sportivi, possiamo citare le seguenti:
• distorsioni di caviglia: grado 0, grado 1, grado
2, grado 3
• borsiti
• tendiniti
• lesioni capsulo-legamentose
• fratture ossee
• artrosi
• artriti
• tensioni muscolari del complesso della gamba
I possibili rimedi in caso di dolore alla caviglia
In generale, in presenza di un trauma, sia esso di bassa, media o grande entità, le tempistiche di intervento sono fondamentali. Spesso si tende a trascurare un dolore per svariate ragioni, finendo poi per aggravare la situazione. Qualora si subisca un trauma bisogna intervenire il prima possibile! Il primo passo è quello di rivolgersi ad uno specialista il prima possibile e una corretta diagnosi sarà il punto di partenza di un percorso riabilitativo che risulterà utile anche a scopo preventivo per non ricadere in fenomeni recidivanti. Esistono due metodi di trattamento degli infortuni: il RICE e il MEAT. Vediamoli insieme nel dettaglio.
• PROTOCOLLO RICE: -REST:
far riposare l’area intortunata;
-ICE: applicare ghiaccio sull’area interessata (si consigliano solitamente 2-3 applicazioni al giorno di max 15-20 min, non a contatto diretto con la pelle per evitare scottature);
-Compression: comprimere l’area infortunata con specifiche bende o fasce contenitive;
-ELEVATION: tenere l’arto leso elevato al di sopra del livello del cuore in modo da favorire il drenaggio ed evitare il ristagno ematico e linfatico.
• PROTOCOLLO MEAT:
-MOVEMENT: movimento controllato ed adeguato dell’area interessata senza oltrepassare la soglia del dolore (favorisce il flusso sanguigno e riduce le possibilità di formazione di tessuto cicatriziale);
-EXERCISE: iniziare immediatamente con la riabilitazione dell’area con attività a basso impatto;
-ANALGESICI: Utilizzo di farmaci specifici (per la gestione del dolore e dell’infiammazione rivolgersi sempre al proprio medico);
-TREATMENT : trattare l’area con tecniche fisioterapiche strumentali,manuali etc..
In particolare quando si parla di caviglia, esclusa la presenza di lesioni ossee, negli ultimi anni la prima fase riabilitativa sembrerebbe essere molto più proficua nel velocizzare i tempi di recupero ,aumentandone la qualità a livello articolare, muscolare, circolatorio e nervoso. Nelle distorsioni di caviglia la mobilizzazione precoce determina una prognosi favorevole, riduce la rigidità articolare, favorisce il riassorbimento dell’edema e stimola la riparazione dei tessuti, limitando le alterazioni neuromuscolari post-traumatiche.
È IMPORTANTE ESEGUIRE SEMPRE UN GIUSTO TRATTAMENTO FISIOTERAPICO E RIABILITATIVO, INFATTI LA FILOSOFIA DI CURA DEL NOSTRO CENTRO È SUDDIVISA IN 5 FASI, DANDO PARTICOLARE ATTENZIONE ALLA PROGRESSIONE DEI CARICHI E RIDUCENDO AL MINIMO EVENTUALI RICADUTE.
FASE 1 – Riduzione del dolore e dell’infiammazione
Gli obiettivi di questa prima fase di lavoro sono la riduzione della sintomatologia dolorosa e del quadro infiammatorio instauratasi, nonchè la riduzione del gonfiore attraverso l’utilizzo di sofisticate tecnologie riabilitative strumentali (crioultrasuono, laser, ipertermia, sistema super induttivo ecc…) e manuali (bendaggi, massaggi linfodrenanti).
TRA LA FASE 1 E LA FASE 2 – Idrokinesi Terapia
Contemporaneamente alla Fase 1 e 2 è possibile effettuare sedute di IDROKINESI TERAPIA che risulta essere particolarmente efficace ai fini del recupero del movimento e della riduzione dell’ipomobilità (causata dalla sintomatologia dolorosa). Questa particolare metodica è basata sul movimento terapeutico in acqua, elemento che consente il rilassamento muscolare ed il sollievo del dolore, favorendo l’esecuzione dei movimenti e del corretto lavoro muscolare in assenza di gravità.
FASE 2 – Recupero dell’articolarità e della flessibilità
L’obiettivo è quello di raggiungere il completo range di movimento di un’articolazione o il ripristino di un movimento specifico in assenza di dolore.
TRA LA FASE 2 E LA FASE 3
Tra la Fase 2 e la Fase 3 della riabilitazione è consigliabile effettuare un trattamento Osteopatico ed iniziare un Programma di Riprogrammazione Posturologica per evitare qualsiasi incidenza di recidiva e qualsiasi alterazione posturologica.
FASE 3 – Recupero della forza e della resistenza muscolare
L’obiettivo del terzo step è il ripristino della forza muscolare e il recupero della resistenza del paziente attraverso un protocollo di lavoro personalizzato.
FASE 4 – Recupero della coordinazione
L’obiettivo di questa fase è il recupero della coordinazione e della completa percezione del corpo.
FASE 5 – Recupero della gestualità
L’obiettivo della quinta fase è, per la persona comune, il recupero delle normali gestualità della vita attiva, mentre per l’atleta il recupero del gesto tecnico nello sport specifico che dovrà essere eseguito con precisione.
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