

Gomito del tennista (epicondilite laterale): interessa davvero solo i tennisti?
Anatomia del gomito: quanto ne sai?
L’articolazione del gomito è un’articolazione composta da tre ossa: l’osso del braccio (omero) con la sua estremità distale e le due ossa dell’avambraccio (radio e ulna). Tali ossa formano 3 articolazioni nel loro complesso:
• articolazione omero-ulnare
• articolazione omero-radiale
• articolazione radio-ulnare prossimale
Si riconoscono due protuberanze ossee nella parte inferiore dell’omero chiamate epicondili, dove diversi muscoli dell’avambraccio iniziano il loro corso; la protuberanza presente all’esterno del gomito è chiamata epicondilo laterale, che, come vedremo, è proprio interessato dalla patologia in esame. Il complesso articolare del gomito è ricoperto dalla capsula articolare, rinforzata da legamenti quali il legamento collaterale esterno ed il legamento collaterale interno.
I muscoli che si inseriscono sul gomito decorrendo lungo l’avambraccio vengono divisi in:
• muscoli epicondiloidei, i quali originano dall’epicondilo laterale e fungono da estensori del polso e delle dita (esempio estensore comune
delle dita).
• muscoli epitrocleari, i quali originano dall’epitroclea mediale e fungono da flessori di polso e dita e da pronatori di gomito (esempio pronatore rotondo).
L’articolazione del gomito può compiere movimenti di flessione, estensione e di rotazione (pronazione/supinazione).
Epicondilite laterale o gomito del tennista: di cosa si tratta?
Il gomito del tennista, o epicondilite laterale, è una condizione dolorosa del gomito causata da un uso eccessivo (patologia da overuse). Nello specifico essa è caratterizzata da un’infiammazione o, in alcuni casi, da un micro-tearing dei tendini che si inseriscono sulla sporgenza ossea presente nella parte laterale del gomito, ovvero sull’epicondilo. I muscoli ed i tendini dell’avambraccio vengono danneggiati a causa di un sovraccarico funzionale, dovuto alla ripetizione continua di stessi movimenti, solitamente in rotazione ed estensione. L’epicondilite laterale, o gomito del tennista, coinvolge i muscoli epicondiloidei, responsabili dell’estensione del polso e delle dita. Il tendine solitamente coinvolto è chiamato estensore radiale breve del carpo (ECRB), e, in seconda istanza, l’estensore comune delle dita. Tale patologia colpisce soprattutto soggetti con età compresa tra i 30 ed i 50 anni con prevalenza per il sesso femminile e per gli atleti. Non sorprende che giocare a tennis o altri sport con l’uso di racchetta possano causare questa condizione. Tuttavia, molte altre attività ricreative, sportive e lavorative possono rappresentare fattori di rischio per il suo sviluppo, come vedremo nel corso dell’articolo.

Quali sono le cause del gomito del tennista o epicondilite laterale?
Uso eccessivo (overuse)
Studi recenti dimostrano che il gomito del tennista è spesso dovuto a danni ad uno specifico muscolo dell’avambraccio, l’estensore radiale breve del carpo, (ECRB) il quale aiuta a stabilizzare il polso quando il gomito è dritto in estensione. Ciò si verifica ad esempio durante un colpo da fondo in un campo di tennis. Quando l’ECRB è indebolito da un uso eccessivo, possono formarsi fissurazioni microscopiche nell’inserzione tendinea sull’ epicondilo laterale, le quali conducono a infiammazione e dolore del gomito. L’ECRB può essere il muscolo maggiormente a rischio di danni anche a causa della sua posizione: infatti, quando il gomito si flette e si estende, tale muscolo sfrega continuamente contro le protuberanze ossee articolari. Ciò può causare l’irritazione e l’usura graduale nel tempo delle sue fibre tendinee.
Attività
Gli atleti non sono gli unici soggetti a sviluppare il gomito del tennista. Molte persone con tale patologia partecipano ad attività lavorative o ricreative che richiedono un uso ripetitivo e vigoroso del (gomito) e dei muscoli dell’avambraccio o un’estensione ripetitiva del polso e della mano. Pittori, idraulici e falegnami sono particolarmente inclini a sviluppare il gomito del tennista. Gli studi hanno dimostrato che i lavoratori automobilistici, i cuochi e persino i macellai possono manifestare il gomito del tennista più spesso rispetto al resto della popolazione. Si pensa che la ripetizione e il sollevamento pesi richiesti in queste occupazioni causino lesioni responsabili, poi, dello sviluppo dell’infiammazione. Alcuni sport a rischio sono il tennis, il golf, la scherma o sport di lancio.
Età
La maggior parte delle persone che contraggono l’epicondilite laterale o gomito del tennista ha un’età compresa tra i 30 ei 50 anni, anche se chiunque può contrarre tale patologia se sono presenti i fattori di rischio. Ad esempio negli sport con racchetta come il tennis, una tecnica impropria, un’attrezzatura inadeguata, una muscolatura debole o poco allenata possono essere fattori di rischio. Nei soggetti non atletici, traumi ripetuti o movimenti ripetitivi che sollecitano polso, avambraccio e gomito (come per i macellai, falegnami, idraulici ecc…) sono fattori che influenzano la genesi dell’epicondilite. L’epicondilite laterale può verificarsi senza lesioni ripetitive riconosciute: in questo caso si parla di epicondilite “idiopatica” o di causa sconosciuta.
Sintomi del gomito del tennista o epicondilite laterale: come capire se se ne soffre?
I sintomi del gomito del tennista si sviluppano gradualmente. Nella maggior parte dei casi, il dolore inizia come lieve e peggiora lentamente nel corso di settimane e mesi. Di solito non ci sono lesioni specifiche associate all’inizio della sintomatologia. Segni e sintomi comuni dell’epicondilite o gomito del tennista includono:
• Dolore o bruciore nella parte esterna del gomito, spesso associati a gonfiore.
• Debole forza di presa nello stringere oggetti in mano
• Dolore irradiato sul decorso esterno dell’avambraccio.
• Dolore notturno (a volte).
• Difficoltà di movimento (rigidità del gomito).
I sintomi sono spesso peggiorati con l’attività dell’avambraccio, come tenere una racchetta, girare una chiave inglese o stringere la mano. Il braccio dominante è molto spesso il più colpito; tuttavia, entrambe le braccia possono essere interessate. Solitamente il dolore tende a peggiorare se al gomito si associano i movimenti del polso, soprattutto in estensione (estensione del polso o delle dita della mano).
Come viene diagnosticato il gomito del tennista o epicondilite laterale?
Purtroppo spesso il solo riposo unito all’assunzione di antinfiammatori o ad applicazioni locali di ghiaccio, non sono sufficienti per risolvere i sintomi in caso di epicondilite laterale o gomito del tennista. Per questo, qualora dovessero persistere per giorni, è assolutamente consigliato rivolgersi ad un medico specialista per una valutazione accurata della problematica in atto. Il medico prenderà in considerazione molti fattori per formulare una diagnosi. Questi includono: lo sviluppo dei sintomi, eventuali fattori di rischio professionale e la partecipazione a sport ricreativi. Durante l’esame obiettivo il medico utilizzerà una serie di test clinici per certificare se si tratti di epicondilite.
• Test palpatorio: la palpazione e digito pressione sull’epicondilo laterale, ovvero sull’inserzione dei muscoli epicondiloidei, risulta generalmente dolorosa.
• Test di Cozen: l’esaminatore richiede un’estensione di polso e dita contro resistenza a gomito flesso; se evoca dolore, la manovra è positiva.
• Manovra o Test di Mills: l’esaminatore richiede una pronazione contro resistenza con il gomito esteso ed il polso flesso; positivo se provoca dolore.
Lo specialista potrà, poi, può raccomandare ulteriori indagini diagnostiche per escludere altre cause del problema e certificare la diagnosi clinica. Ad esempio potranno essere richieste:
• RX (Raggi X): forniscono immagini chiare di strutture dense come l’osso e possono essere acquisiti per escludere l’artrite del gomito ed individuare possibili calcificazioni tendinee.
• Ecografia: è un esame che permette di visualizzare tessuti molli come le strutture muscolari e tendinee, evidenziandone possibili lesioni o stati infiammatori.
• Risonanza magnetica (MRI): fornisce immagini dei tessuti molli del corpo, inclusi muscoli e tendini. È possibile ordinare una risonanza magnetica per determinare l’entità del danno al tendine o per escludere altre lesioni. Se il medico ritiene che i sintomi possano essere correlati a un problema al collo, può richiedere una risonanza magnetica cervicale per vedere se è presente un’ernia del disco o alterazioni artritiche. Entrambe queste condizioni , infatti, potrebbero produrre dolore al braccio.
• Elettromiografia (EMG): il medico può ordinare un EMG per escludere una compressione del nervo. Molti nervi viaggiano intorno al gomito ed i sintomi della compressione nervosa sono simili a quelli del gomito del tennista.

Trattamento del gomito del tennista o epicondilite laterale: cosa fare per risolvere il problema?
Esistono molte opzioni di trattamento per il gomito del tennista. Nella maggior parte dei casi, il trattamento prevede un approccio di squadra. Medici di base, fisioterapisti e, in alcuni casi, chirurghi lavorano insieme per fornire le cure più efficaci. Circa l’80% -95% dei pazienti ha successo nel risolvere la sintomatologia con il trattamento non chirurgico, il quale può prevedere diverse soluzioni:
• Riposo: il primo passo verso il recupero è dare al braccio il giusto riposo, soprattutto nella fase acuta iniziale. Ciò significa che bisogna interrompere o diminuire la partecipazione a sport, attività lavorative pesanti ed altre attività che causano sintomi dolorosi per diverse settimane.
• Crioterapia: eseguire applicazioni locali di ghiaccio per circa 15-20 min per 2-3 volte al giorno, mai a contatto diretto con la pelle.
• Farmaci: possono essere assunti paracetamolo o farmaci antinfiammatori (come l’ibuprofene) per ridurre il dolore ed il gonfiore del gomito, così come possono essere utilizzate creme o unguenti lenitive ad azione locale.
• Fisioterapia: gli esercizi specifici sono utili per rafforzare i muscoli dell’avambraccio. Il fisioterapista può anche eseguire ultrasuoni, laser, massaggi o tecniche di stimolazione muscolare per migliorare la guarigione delle strutture coinvolte.
• Tutore controforza: anche l’uso di un tutore o di una fasciatura centrati sulla parte posteriore dell’avambraccio può aiutare ad alleviare i sintomi del gomito del tennista, facendo riposare i muscoli e i tendini e stabilizzando l’articolazione.
• Infiltrazioni: nonostante non siano state certificate efficaci a lungo termine, potrebbero essere eseguite iniezioni locali di corticosteroidi per ottenere una diminuzione del dolore e dell’infiammazione.
• Plasma ricco di piastrine (PRP): è un trattamento progettato per migliorare l’ambiente biologico del tessuto. Esso comporta l’ottenimento di un piccolo campione di sangue dal braccio e la sua centrifugazione (rotazione) per ottenere piastrine dalla soluzione. Le piastrine sono note per la loro alta concentrazione di fattori di crescita, che possono essere iniettati nella zona interessata per rigenerare i tessuti danneggiati. Mentre alcuni studi sull’efficacia del PRP sono stati inconcludenti, altri hanno mostrato risultati promettenti.
• Terapia ad onde d’urto extracorporee: la terapia con onde d’urto invia onde sonore al gomito le quali creano “microtraumi” che favoriscono i naturali processi di guarigione del corpo. La terapia con onde d’urto è considerata sperimentale da molti medici, ma alcune fonti dimostrano che può essere efficace.
•Controllo dell’attrezzatura: se si pratica uno sport con la racchetta, il medico potrebbe incoraggiare il paziente a far controllare che l’attrezzatura sia adeguata. Racchette più rigide e con corde più larghe spesso possono aiutare a ridurre lo stress sull’avambraccio. Se usi una racchetta di grandi dimensioni, passare ad una testa più piccola può aiutare a prevenire il ripetersi dei sintomi.
Quando intervenire chirurgicamente in caso di epicondilite laterale o gomito del tennista?
Se i sintomi non rispondono dopo 6-12 mesi di trattamenti conservativi, il medico può raccomandare un intervento chirurgico. La maggior parte delle procedure chirurgiche per il gomito del tennista comporta la rimozione della parte del muscolo interessata dal danno ed il riattacco del muscolo sano all’osso dell’epicondilo;oppure la disinserzione parziale dei tendini estensori di polso e dita o la scarificazione dell’epicondilo con buchi multipli per aumentare l’afflusso sanguigno nella regione infiammata. Il giusto approccio chirurgico dipenderà da una serie di fattori; questi includono: la portata dell’infortunio, la salute generale del paziente e le sue esigenze personali.
Chirurgia aperta. L’approccio più comune alla riparazione del gomito del tennista è la chirurgia a cielo aperto; sebbene più invasiva. Ciò comporta l’esecuzione di un’incisione sopra il gomito. La chirurgia aperta viene solitamente eseguita in regime ambulatoriale per cui raramente richiede un pernottamento in ospedale, salvo complicazioni (molto rare).
Chirurgia artroscopica. Il gomito del tennista può anche essere riparato, per via artroscopica, utilizzando strumenti in miniatura e piccole incisioni. Come la chirurgia a cielo aperto, questa è una procedura ambulatoriale, effettuata in regime day hospital.
Rischi chirurgici. Come con qualsiasi intervento chirurgico, vi sono rischi con la chirurgia per il gomito del tennista. Le complicanze più comuni da considerare includono:
• Infezione;
• Danni ai nervi e ai vasi sanguigni;
• Possibile riabilitazione prolungata;
• Perdita di forza;
• Perdita di flessibilità;
• La necessità di un ulteriore intervento chirurgico.
Riabilitazione. Dopo l’intervento chirurgico, il braccio può essere temporaneamente immobilizzato con una stecca. Circa 1 settimana dopo, le suture e la stecca vengono rimosse. Dopo aver rimosso la stecca, vengono avviati esercizi di mobilizzazione per estendere il gomito e ripristinare la flessibilità. Gli esercizi di rafforzamento leggeri e graduali vengono iniziati circa 2 mesi dopo l’intervento. Il medico dirà quando il paziente potrà tornare all’attività atletica e sportiva; questo di solito è da 4 a 6 mesi dopo l’intervento chirurgico. La chirurgia del gomito del tennista è considerata un successo nell’80-90% dei pazienti; tuttavia, non è raro vedere una perdita di forza come esito.
Lo sai che il trattamento conservativo dell’epicondilite o gomito del tennista risulta essere efficace per il 78% dei pazienti?
Il trattamento conservativo dell’epicondilite o gomito del tennista si basa inizialmente sui seguenti principi: alleviare il dolore e controllare l’infiammazione. Alleviare il dolore generato significa, in primo luogo, che il paziente deve necessariamente evitare attività faticose, riducendo al minimo l’utilizzo del polso e della mano. L’infiammazione da epicondilite o gomito del tennista, d’altra parte, può essere curata in parte attraverso l’utilizzo di FANS nei casi più acuti. Un altro importante palliativo fai da te è sicuramente l’applicazione del ghiaccio tre volte al giorno per 15-20 minuti max, proprio perché riduce la risposta infiammatoria, diminuendo il livello di attività chimica, e per la vasocostrizione da esso prodotta, che riduce il gonfiore. In caso di epicondilite o gomito del tennista, l’uso di un tutore il gomito può essere utile in quanto svolge il ruolo di un sito di attacco muscolare secondario e allevia la tensione sull’inserzione a livello dell’epicondilo laterale. Il tutore per epicondilite o gomito del tennista viene applicato attorno all’avambraccio (sotto la testa del radio) ed è sufficientemente stretto in modo che, quando il paziente contrae gli estensori del polso, non contragga completamente i muscoli.
Il trattamento conservativo più adeguato alla risoluzione dell’epicondilite o gomito del tennista è la fisioterapia che, oltre ai precedenti obiettivi volti principalmente alla riduzione della sintomatologia dolorosa e dell’infiammazione, mira a fare un lavoro specifico e direzionato alla causa che ha generato l’episodio infiammatorio. La fisioterapia per l’epicondilite o gomito del tennista prevede l’ applicazione di strumentazione fisica che andrà a lavorare da un punto di vista antinfiammatorio ed antalgico, ma soprattutto il ripristino del corretto funzionamento biomeccanico articolare, dell’equilibrio muscolare e del tono e trofismo muscolare, che sia specifico e che abbia come fine ultimo la prevenzione di recidive. Per quanto riguarda la fisioterapia strumentale, i trattamenti più adatti per l’epicondilite o gomito del tennista sono i seguenti:
• Laser Yag ad alta potenza, crioultrasuono, Epte..;
• Manipolazioni fasciali e fibrolisi connettivale fasciale;
• Onde d’urto: metodo di trattamento per tendinopatie multiple in cui i pazienti sono esposti a forti impulsi ondulatori meccanici che possono essere veicolati in una posizione anatomica molto precisa. L’analisi statistica della scala analogica visiva (VAS), e dei punteggi dei test di forza della presa senza dolore ha mostrato (sia al termine del ciclo di trattamento che al follow- up a 6 mesi), una diminuzione del dolore e del deterioramento funzionale e un aumento della forza della presa senza dolore, nei pazienti affetti da epicondilite o gomito del tennista.
• Frizioni trasversali profonde: lo scopo del massaggio a frizione profonda è di mantenere la mobilità all’interno delle strutture dei tessuti molli. Sembra avere una funzione di sollievo dal dolore, grazie alla modulazione degli impulsi nocicettivi (teoria del controllo del cancello), un migliore allineamento delle fibrille del tessuto connettivo, ammorbidisce il tessuto cicatriziale ed aumenta il flusso sanguigno.
• Flossing therapy;
• Energia vibratoria in dinamica (Synergy Viss);
• Rieducazione motoria specifica: consiste in un piano di attività fisiche progettato e prescritto per obiettivi terapeutici specifici. Il suo scopo è ripristinare la normale funzione muscolo-scheletrica o ridurre il dolore causato da malattie o lesioni. Forza, resistenza e mobilità dovrebbero essere migliorate con esercizi una volta che il dolore e l’infiammazione da epicondilite sono sotto controllo.
È IMPORTANTE ESEGUIRE SEMPRE UN GIUSTO TRATTAMENTO FISIOTERAPICO E RIABILITATIVO, INFATTI LA FILOSOFIA DI CURA DEL NOSTRO CENTRO È SUDDIVISA IN 5 FASI, DANDO PARTICOLARE ATTENZIONE ALLA PROGRESSIONE DEI CARICHI E RIDUCENDO AL MINIMO EVENTUALI RICADUTE.
FASE 1 – Riduzione del dolore e dell’infiammazione
Gli obiettivi di questa prima fase di lavoro sono la riduzione della sintomatologia dolorosa e del quadro infiammatorio instauratasi, nonchè la riduzione del gonfiore attraverso l’utilizzo di sofisticate tecnologie riabilitative, come laserterapia, onde d’urto, crioultrasuonoterapia ecc…
TRA LA FASE 1 E LA FASE 2 – Idrokinesi Terapia
Contemporaneamente alla Fase 1 e 2 è possibile effettuare sedute di IDROKINESITERAPIA che risulta essere particolarmente efficace ai fini del recupero del movimento e della riduzione dell’ipomobilità (causata dalla sintomatologia dolorosa). Questa particolare metodica è basata sul movimento terapeutico in acqua, elemento che consente il rilassamento muscolare ed il sollievo del dolore, favorendo l’esecuzione dei movimenti e del corretto lavoro muscolare in assenza di gravità.
FASE 2 – Recupero dell’articolarità e della flessibilità
L’obiettivo è quello di raggiungere il completo range di movimento di un’articolazione o il ripristino di un movimento specifico in assenza di dolore.
TRA LA FASE 2 E LA FASE 3
Tra la Fase 2 e la Fase 3 della riabilitazione è consigliabile effettuare un trattamento Osteopatico ed iniziare un percorso di Riprogrammazione Posturologica per evitare qualsiasi incidenza di recidiva e qualsiasi alterazione posturale.
FASE 3 – Recupero della forza e della resistenza muscolare
L’obiettivo del terzo step è il ripristino della forza muscolare ed il recupero della resistenza del paziente attraverso un protocollo di lavoro personalizzato.
FASE 4 – Recupero della coordinazione
L’obiettivo di questa fase è il recupero della coordinazione e della completa percezione del corpo.
FASE 5 – Recupero della gestualità
L’obiettivo della quinta fase è, per la persona comune, il recupero delle normali gestualità della vita attiva, mentre per l’atleta il recupero del gesto tecnico sport specifico che dovrà essere eseguito con precisione.
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